1960 - 1964
Rientrata in Italia e stabilitasi a Milano, Gabriella Benedini vive un periodo piuttosto difficile che la spinge ad adottare una tavolozza più cupa.
Nel 1961 partecipa a diversi concorsi ed è insignita del secondo premio al Premio di pittura Cesare da Sesto con una Composizione, purtroppo non identificata.
L’anno successivo vede la prima personale italiana, organizzata alla Galleria Bergamini di Milano. Carlo Munari nella presentazione della mostra [1] coglie la modalità esecutiva dell’artista che «[…] elabora la propria visione con la lentezza e la pacatezza che derivano da un ripensamento poetico della realtà. Questa visione, infatti, si dilata e s’articola, chiedendo l’intervento della luce, sempre secondo una cadeza interiore: proiezione esatta d’una vicenda emozionale mediata dalla memoria, vi si individuano le pause assorte e le tensioni, unori di terra e vibrare di cielo.»
Non meno interessante l’analisi di Emilio Tadini [2] in occasione della mostra a Bologna nel 1964, che rileva «[...] alcuni valori pittorici, l’intensità del colore prezioso, ambiguamente violento» per poi soffermarsi sui temi delle opere esposte: «Sono il tema del viaggio e il tema di un rapporto amoroso […] Direi […] che quei due temi si integrano a vicenda. Il tema del viaggio è risolto all’aperto, nel paesaggio. E’ come se il pittore tendesse a libearare se stesso e le sue immagini da certe ossessioni: e l’equivalenza viaggio-evasione è a questo proposito abbastanza eloquente.» Proprio il tema del viaggio sarà negli anni una costante della ricerca dell’artista cremonese.
