Film [1]
Le pizze originali sono state donate al Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale di Roma [2] ; copia in versione digitale è conservata presso l’Archivio Gabriella Benedini di Milano.
Doprenoi (AGB 2205), gennaio 1973 Super 8 a colori della durata di 16 minuti, la cui fotografia è opera di Mario Canova e Gabriella Benedini.
«Il titolo si serve della polivalenza delle assonanze: dopo - d'après - prima - noi. E' un racconto senza episodi specifici, fatto di immagini di un universo utopico in formazione, di allusioni e trasparenze, di corpi fluttuanti come in un acquario, soggetti a cicli apparentemente immobili ma in lentissima evoluzione. Il film si divide in tre parti.» [3] Come ricorda l’artista «L’ispirazione mi era venuta da una goccia che cadeva. Diventò la protagonista. Mescolavo dei reperti dei miei viaggi, oggetti che facevano parte del mio personalissimo deposito di immagini, alla goccia che cadeva, con riprese incrociate che introducevano le mie opere e la goccia aveva funzione di scandire il tempo dei vari passaggi. Era un modo di raccontare l’origine del mio lavoro.» [4]
Diutop (AGB 2206), marzo 1975 Super 8 in bianco e nero della durata di 30 minuti realizzato dall’artista.
Musica: Exit dall’album Eden Roc di Ludovico Einaudi
«Il titolo è composto dalle parole "Di" cioè giorno e "Utop" come utopia, quindi il giorno dell'utopia. Una presenza proposta come primordiale biologico, nasce dal mare, mitico elemento del flusso vitale, assume le caratteristiche di un abnorme embrione in bilico tra un orizzonte di catastrofe oppure quello di una futura palingenesi.» [5]
Secondo la testimonianza dell’artista, il filmato è stato realizzato con la collaborazione del marito sulla spiaggia di Rosignano Solvay (Livorno) di fronte alla dismessa azienda chimica: una spiaggia calcificata, completamente bianca con vicino una montagna di rifiuti, cui si aggiungono riprese della riva del Lambro e di alberi orrendamente potati in piazzale Lotto a Milano, scegliendo i mesi invernali. «[…] Diutop pone al centro di tutto l’inquietante presenza di un elemento biologico primordiale, che nasce dal mare come nelle antiche storie mitologiche. Con Diutop l’artista immerge il fruitore nelle problematiche legate al binomio uomo-natura.» [6]
Il filmato nasce per dare nuova vita alla grande scultura (AGB 0206) in PVC esposta alla personale tenuta al Centro di Attività Visive-Palazzo dei Diamanti di Ferrara (12 dicembre 1971 - 6 gennaio 1972) [7]
rimasta abbandonata per alcuni anni nella cantina dell’artista. L’opera di notevoli dimensioni (la “testa” di tre metri e mezzo e una lunga propaggine, simile a un cordone ombelicale, di dodici metri) è realizzata grazie alla collaborazione dello scultore Franco Mazzucchelli.
Deserto (AGB 0247), 1978 Super 8 in color seppia della durata di 4 minuti
Musica: Fuori dal mondo dall’album Eden Roc di Ludovico Einaudi
Il filmato è girato in studio dove l’artista ha ricostruito una sorta di deserto illuminato in modo alternato da un astro senza precisare se luna o sole. Dal terreno emerge una scatola rettangolare, che, liberatasi dalla sabbia, svela un antico strumento, una bussola cinquecentesca in dialogo con un pendolo e una bola, pietra sferica del deserto usata dall’uomo preistorico come strumento per la caccia. Quest’ultima è accarezzata da mani femminili (le mani dell’artista), tra le cui dita scorre la sabbia. Scrive Angela Madesani: «Il lavoro è profondamente influenzato dai viaggi compiuti in quegli anni, in particolare in Medio Oriente, in Africa, nel Sahara, in cui habitat e condizione psicologica sono rarefatti nella denuncia più o meno palese della condizione di alienamento dell’uomo contemporaneo. In tutto questo è la ricerca di una verginità primigenia.» [8]