Incisioni
Fin dal 1964 Gabriella Benedini si cimenta con la tecnica dell’incisione, espressione antica che affida all’efficacia del segno il messaggio dell’artista. La prima prova nota è una linoelumgrafia del 1964, essenziale nei tratti vicini alla resa della xilografia (AGB 0306), pubblicata nel catalogo della mostra personale curata da Elda Fezzi al Circolo dei Filodrammatici di Cremona [1] .
Di tre anni più tardi un’altra linoleumgrafia utilizzata per creare degli auguri di Natale, di cui si conoscono due esemplari uno stampato su carta in azzurro scuro e uno su un sottile foglio di legno in verde (AGB 0620; 2286).
Da queste prime esperienze poco più che amatoriali, Gabriella Benedini si avvicina alla litografia, secondo un uso e un gusto che si stava affermando tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ del 1969, infatti, la cartella di sei litografie tirate [2] da Siro Teodorani, del quale compare il timbro a secco, e presentata da un testo di Mario de Micheli (AGB 1181, 1182, 1183, 1191, 1192, 1193). Allo stesso anno risale un’altra litografia (AGB 1296), di cui è nota una prova d’artista, e anche – o forse all’anno successivo - una piccola opera a gaufrage su carta (AGB 1322).
Sono datate 1970 cinque litografie in tirature modeste (14, 15 o 20 esemplari), che prevedono talvolta un intervento a posteriori dell’artista, che aggiunge a ciascun esemplare variazioni cromatiche (AGB 1324, 1325,1327, 1328 e 1326).
Nel 1971 sono realizzate la litografia Picasso il seduttore (AGB 1008), inserita come omaggio in un fascicolo della rivista “Il Conoscitore di stampe” [3] , stampata da Franco Sciardelli di Milano, e la cartella Parole e segni – Litografie [4] , presentata dall’artista stessa, che contiene lavori di Alberto Modesti e Gabriella Benedini, nella quale sono inclusi cinque fogli (AGB 1175; 1176; 1177; 1178; 1275). Da ultimo è nota un’altra litografia (AGB 1309) tirata in 90 esemplari numerati in numeri arabi, analoga a quelle inserite nella suddetta cartella.
Probabilmente del 1975 sono due litografie intitolate La tempesta, tirate in 25 esemplari ed esposte alla Terza Triennale dell’incisione [5] . Solo una (AGB 0179), però, è pubblicata in catalogo [6] , mentre la seconda è solo citata e all’oggi non ancora identificata.
Al 1976 risale l’approccio con la tecnica dell’acquaforte. Ne è occasione la cartella Un rilevamento a Milano. Dieci donne artiste, con presentazione di Anty Pansera [7] e allo stesso anno si ascrive un’altra acquaforte (AGB 1034), tirata in soli 5 esemplari.
Dieci acqueforti e acquetinte (AGB 0237; 0662; 0872; 0873; 0874; 0875; 0876; 0877; 0878; 0879) [8] risalgono al 1977. Saranno esposte un decennio più tardi alla Quinta Triennale dell’Incisione [9] : secondo la testimonianza dell’artista furono presentate tutte e dieci, anche se in catalogo sono menzionati solo due fogli, di cui uno soltanto, Mutazioni, che riprende le coeve tele Mutazioni-Storie della terra, è riprodotto. E allo stesso anno si riferisce anche l’acquatinta Il verde ancora possibile (AGB 0241) esposta alle due rassegne promosse da Coop 77 [10] . Chiude questa fase di ricerca calcografica l’acquaforte e acquatinta Morgana (AGB 0871) [11] del medesimo anno.
Risale al 1980 la litografia, tirata da Siro Teodorani, Pinacoteca-mnemoteca-mutazione, tirata in 26 esemplari di cui 6 in numeri romani e 20 in numeri arabi (AGB 2285).
E’ datata 1983 la litografia Lettere italiane – mutazione, tirata in 150 esemplari in numeri arabi e 50 in numeri romani (AGB 1179), mentre nel 1984 Gabriella Benedini realizza la litografia su zinco, La casa della memoria e della mutazione, in una tiratura di 40 esemplari, di cui sono note tre prove (AGB 1131, 1744, 2284).
Gabriella Benedini partecipa poi nel 1989, unitamente ad altri trentun artisti, all’omaggio [12] a Elda Fezzi con un ex–libris inciso su zinco (AGB 2209) realizzato dal Centro Internazionale della Grafica di Venezia.
Qualche anno più tardi, nel 1992, realizza su committenza per “Uessearte servizi per l’arte” di Como una piccola acquaforte (AGB 1614), caratterizzata da un segno fortemente inciso per la prolungata morsura.
Nel 1996 incide un’acquaforte (AGB 1831) [13] ritoccata a mano con l’applicazione di sottili carte, adottando un procedimento che riprenderà, tra il 1999 e il 2005, per sei lastre, su committenza della Società milanese Campoverde, realizzate con la tecnica dell’acquaforte e acquatinta, in nero su foglio bianco (AGB 0882; 0883; 0884; 0885; 0886) [14] . Le opere sono tirate sui torchi dello stampatore milanese Giancarlo Sardella e ciascun foglio è inserito in una piccola scatola di plexiglas, a costituire un prezioso quadro-oggetto. Infatti ogni prova risulta impreziosita da un intervento successivo, che la rende un unicum, con la sovrapposizione di lembi di carta sottilissima dipinta dall’artista, che, introducendo una tonalità cromatica, creano un arricchimento tattile e attenuano il tratto nero sottostante, che si ammorbidisce sotto la velatura azzurra.
Data inoltre 2005 una piccola litografia, di cui è nota solo una prova colore (AGB 2218). Nel 2006, infine, realizza Novomondo [15] (AGB 0881) un’acquaforte e acquatinta nei toni del blu, tirata in 120 esemplari numerati in numeri arabi e 10 in numeri romani.